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Al principio la definirono "strana guerra". Era cominciata il 1° settembre 1939, dopo che Francia e Inghilterra avevano aperto le ostilità contro la Germania, impadronitasi di mezza Polonia, non contro l'URSS, che si era presa l'altra metà. L'esercito francese, considerato il più forte del mondo, cui si era aggiunto il corpo di spedizioni britannico, era schierato dietro la linea Maginot (anch'essa la più forte del mondo). Quello tedesco, molto più debole poiché il grosso era impegnato in Polonia, stava dietro la linea Sigfrido. Ma per mesi non si sparò un solo colpo: entrambi gli schieramenti facevano il possibile per non irritare il nemico. Evidentemente aspettavano qualcosa. Ma cosa? A dicembre il cannone cominciò a tuonare, ma molto più lontano, nel profondo Nord: era scoppiato il conflitto russo-finnico, che si rivelò subito una guerra "vera". Tutti i corrispondenti accorsero in quelle gelide terre, e per qualche tempo si ebbe l'impressione che il destino del mondo fosse in gioco lassù e non lungo la linea Maginot. Accadde cosi che gli occidentali fecero più sforzi per salvare la Finlandia che non l'alleata Polonia. Anche l'Italia, con grande dispetto di Hitler si unì alla crociata antibolscevica. Cosa stava dunque accadendo? Erano diventati tutti pazzi? Arrigo Petacco torna a occuparsi di storia contemporanea in un saggio che svela come in quei mesi in molti ambienti politici ed economici occidentali il nemico da battere era Stalin, e non Hitler.